La voce del silenzio

Sappiamo bene ormai che camminare nella natura migliora l’umore e abbassa i livelli di ansia.

Altri studi sono stati compiuti per studiare la relazione tra natura e capacità attentive. Siamo in grado di prestare attenzione a pochi stimoli per volta e tendiamo a ignorare quelli per noi non rilevanti. Se l’attenzione è troppo stimolata, diventiamo irritabili e le prestazioni cognitive peggiorano. Il cervello rischia di commettere più errori quando è oberato di compiti o quando è distratto da troppi stimoli contemporaneamente. Gli esperimenti hanno dimostrato che il cervello riesce a processare meglio informazioni ed idee e a risolvere problemi, quando l’ambiente circostante è quieto, non assilla e non distrae.

Sono stati condotti molti studi per indagare gli effetti dei suoni sul cervello.

Le persone si abituano ai suoni e possono smettere di badarci, ma questo non significa che il cervello non vi risponda. Il rumore eccessivo o sgradevole ci dà fastidio e quando siamo nervosi siamo infelici. Alcuni soggetti, specialmente se affetti da iperacusia o da acufeni (frequenti tra le persone di età più avanzata), possono essere colpiti anche da misofonia[1], cioè da una sensibilità accentuata e un’avversione per certi suoni, che causa stress psicologico, reazioni di fastidio acuto e disgusto e può provocare una collera progressiva e sfociare addirittura in accessi di violenza … Rumori molto forti, come quelli delle esplosioni a distanza ravvicinata, possono produrre lesioni cerebrali e non solo all’apparato uditivo. Secondo il neuropatologo del Dipartimento della Difesa statunitense Daniel Perl, hanno forse un ruolo anche nell’insorgere dello stress post traumatico. Già nel 1973, sul New England Journal of Medecine S. Falk e N. Woods segnalavano l’influenza sulle condizioni cliniche dello stress da rumore, che sembra aumenti anche il rischio di infezioni.[2]

 Esponendo le persone a certi rumori “artificiali” (come nelle fabbriche, nei cantieri, nel traffico cittadino, ecc.), sia da svegli che durante il sonno, si provoca un’attivazione del sistema nervoso simpatico che reagisce facendo aumentare il battito cardiaco, la pressione sanguigna e la frequenza respiratoria. È stata dimostrata una chiara connessione tra esposizione a forte rumore e ipertensione.  Altri studi fatti sui bambini hanno dimostrato la correlazione negativa tra rumore e abilità di comprensione nella lettura e nella memoria di lavoro.

In ambienti naturali lontani dalle attività produttive, ciò accade molto meno perché dobbiamo far fronte a poche scelte e poche distrazioni e possiamo dedicarci a pensieri di ordine più elevato, senza il pungolo dell’immediatezza. Sono stati individuati alcuni suoni “naturali” (come lo stormire delle fronde, il chiacchiericcio di un ruscello, lo scroscio di una cascata e certi richiami degli uccelli) che funzionano come dei veri e propri antidoti a stress e depressione. Molti studi hanno evidenziato come nei soggetti esposti a tali suoni si abbassavano i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) nel sangue e la frequenza cardiaca. Ben presto, l’assuefazione annulla la percezione cosciente della loro presenza. Allora il silenzio della natura (“il divino del pian silenzio verde” che cantava il Carducci) viene percepito come tale anche se persistono i suoni “naturali” nell’ambiente, che passano in sottofondo, e l’attenzione si può proficuamente dedicare ad altri pensieri.

Al contrario, l’improvviso zittirsi di questi suoni suscita un’atavica sensazione di allarme (questo silenzio non mi piace, diceva John Wayne), nata al tempo in cui poteva significare l’arrivo di una presenza estranea o ostile, per esempio di un predatore.

Passare tempo in natura consente al nostro cervello di recuperare energie, pensare più chiaramente e abbassare i livelli di ansia e di aggressività. Anche la creatività aumenta dopo pochi giorni trascorsi nella quiete dell’ambiente naturale. Insegnare alle giovani generazioni l’importanza di trascorrere tempo nel verde sarebbe quindi prezioso per evitare che diventino adulti ansiosi, irritabili e scontrosi.

Anche l’apprendimento e la formazione degli adulti traggono giovamento dallo svolgersi all’aperto in ambiente naturale. Tecniche di formazione come l’Outdoor Training ottengono brillanti risultati e perfino la psicoterapia comincia a frequentare proficuamente gli innovativi percorsi dell’Outdoor Therapy®.

[1] CHETRIT, Judit, “Impazzire dal rumore” su Mente & Cervello n.140, p.96, Le Scienze, Roma, 2016. La misofonia non rientra per ora tra le fobie elencate nell’autorevole manuale diagnostico e statistico DSM-5 della Società americana di psichiatria, ma gli studiosi le stanno dedicando diverse ricerche.

[2] FERRARI, Giuliano, “Una trasferta stressante”, su Rivista Militare n.3, p. 80, Stato Maggiore Esercito, Roma, 2000.