E tu? quanto ti senti efficiente?

Articolo di Maria Maddalena Ferrari e Michele Perillo

 

Efficienza: parola magica, che suona come bravura, successo, bellezza, prestigio, risparmio, guadagno, carriera. La si persegue per motivi spesso diversi: etici, estetici, economici e perfino per vanità. Per esempio secondo l’etica Zen, che permea la società giapponese, efficienza significa rispetto per la natura delle cose, per la loro funzione e la loro struttura. La maniglia della porta è fatta per essere prima ruotata e poi tirata. Tirare prima di ruotare produce attrito, rallentamento, fatica da disperdere in calore e suoni di scricchiolio. Produce cioè inefficienza e quindi è immorale, come lo sarebbe il lasciare sul pavimento della fabbrica un attrezzo caduto fuori posto, sia pure per colpa altrui.

Si può perseguire l’efficienza anche per motivi estetici. Un bel cavallo ci sembra bello perché mostra pelo lucido sintomo di buona salute, la muscolatura evidente segno di forza, il portamento vigile sintomo di reattività del sistema nervoso, in sintesi ci appare capace di buone prestazioni. Ma lo troviamo complessivamente bello anche per il principio di parsimonia, cioè perché si discosta il meno possibile dal nostro ideale di cavallo. Questo vale anche per la scioltezza del suo stile nel salto (come per altre performance sportive, anche umane) che sembra richiedere pochissimo sforzo anche per alte prestazioni. Per le stesse ragioni ci appaiono belle le formule e le equazioni matematiche che, come la famosissima E=mc2, che sinteticamente descrivono il fenomeno o forniscono una soluzione con il numero minimo di eleganti passaggi e concatenazioni.

Infine, ovviamente, si può perseguire l’efficienza per motivi economici: poiché produce risparmio di risorse, aumento dei ricavi, diminuzione dei costi, ecc., in sostanza elevato rendimento (rapporto tra costi e ricavi), efficacia (maggiori risultati), immagine di affidabilità, competitività. A livello individuale, la si cerca eventualmente anche per vanità, poiché il miglior risultato finale assicura successo finanziario o di carriera, quindi maggior prestigio sociale.

Ogni azione per migliorare l’efficienza di un ente o di un’azienda, oltre ad intervenire sugli aspetti per così dire tecnici, cioè per ottimizzare organizzazione interna, procedure, tempi e orari, attrezzature e tecnologie, marketing e quant’altro, deve tenere presenti questi aspetti della motivazione del personale dei vari livelli e promuovere una formazione mirata a stimolare l’aspirazione all’efficienza in tutte espressioni, etiche, estetiche ed economiche, tenendo presente anche che, come scrive Bourdieu, “gli agenti sociali obbediscono alle regole solo nella misura in cui l’interesse a obbedire prevale sull’interesse a disobbedire”, intendendo “interesse” nella sua accezione più ampia, anche psicologica. 

Si dovranno pertanto – una volta individuate le aree di carenza – introdurre idonei incentivi economici o sociali e formali riconoscimenti connessi alle prestazioni personali e a quelle dell’ente/azienda.  Fornire in tempo reale il feedback sull’andamento dei risultati migliorerebbe l’effetto di gratificazione individuale e di gruppo/squadra/reparto. Gli strumenti di valutazione andranno ristrutturati, aumentandone la trasparenza ed esplicitando gli obiettivi di rendimento e i criteri di misura. Dovranno essere intensificate la comunicazione interna e la reciproca conoscenza delle rispettive funzioni nel quadro complessivo, ridefinendo la percezione dei compiti e ruoli di ciascuno. Questi provvedimenti vanno inseriti nel quadro di un’azione formativa mirata a rafforzare il senso di appartenenza e a stimolare la partecipazione attiva, in un’atmosfera di competizione collaborativa. L’ideale sarà insomma mobilitare l’interesse e le motivazioni verso l’efficienza del personale di ogni grado a perseguire gli obiettivi dell’azienda/ente, trasformandone l’atteggiamento da quello di dipendente a quello di “socio”.

1 PIRSIG, Robert M. Lo Zen e la manutenzione della motocicletta, Adelphi, Milano, 1981; HERRIGEL, Eugen, Lo Zen e il tiro con l’arco, Adelphi, Milano, 1975.

2 CHANGEAUX Jean-Pierre, Neuroscienze della bellezza, Carocci ed., Roma, 2018.

3BOURDIEU P., Risposte. Per un’antropologia riflessiva, Bollati Boringhieri, Torino, 1992.

foto di Hello I'm Nik da unsplash.com