7 segreti per essere felici sul lavoro…anche in quarantena!

Articolo di Maria Maddalena Ferrari e Michele Perillo

 

Come ci ricorda Anna Fata, esperta di Comunicazione e Copywriting del benesser, un buon salario non sembra da solo un elemento determinante per la felicità dei lavoratori. Una ricerca condotta presso la Princeton University ha scoperto che le persone ben pagate sono relativamente soddisfatte sul lavoro, ma sono poco più felici nella vita quotidiana, perché sono più inquiete, si confrontano con più ansia con i colleghi, non trascorrono il loro tempo facendo più cose che a loro piacciono rispetto a coloro che vengono pagati meno. Abbondanti benefit, ad esempio, non sembrano rendere felici gli impiegati più di tanto, anche se sono all’inizio molto attraenti, e non sono molto efficaci per migliorare le performance aziendali in quanto alla fine il personale ci si abitua. è più importante seguire sette regole di comprovata efficacia: 

1 creare un ambiente di lavoro funzionale e accogliente, anche sotto l’aspetto estetico;

2 inserire pause rilassanti nei ritmi di lavoro, con la possibilità di fare magari un po’ di moto o di ginnastica; 

3 consentire intervalli di socializzazione, con accesso condiviso a caffè, snake e dolcetti, sottofondo musicale, ecc. Secondo gli esperti, ciò che rende maggiormente felici le persone al lavoro sono infatti le relazioni umane

4 celebrare i successi, inventando procedure semplici ed efficaci di feedback positivo. Le persone hanno bisogno di sentire che stanno contribuendo a realizzare qualcosa di importante, compiendo un lavoro significativo che gli altri apprezzano, e amano constatare che la propria crescita personale e professionale, viene riconosciuta; 

5 scoraggiare i comportamenti negativi come pettegolezzi, attriti, volgarità e invadenze, che minano la serenità del clima aziendale; 

6 ammettere la possibilità di sbagliare, senza drammatizzare troppo ma traendo in modo costruttivo dagli errori altrettante occasioni di miglioramento. 

7 compiere atti di gentilezza, meglio se non preventivati: ad esempio consentendo ai dipendenti un permesso inatteso di prendersi il proprio tempo, magari in occasione di una ricorrenza personale. Si attivano in questo modo i centri cerebrali del piacere con intensità triplicata rispetto a quando si riceve un atto di cortesia attesa o abituale.  

Una ricerca condotta presso l’Università di Warwick in Gran Bretagna ha messo in luce che le persone felici al lavoro sono il 12% più produttive, mentre Shawn Achor ha scoperto che la felicità rende le aziende più produttive del 31%, le vendite aumentano del 37%, l’accuratezza di esecuzione dei compiti sale del 19%, e ne vengono beneficiati la qualità della vita e il benessere mentale degli impiegati e delle loro famiglie.

E’ facile rilevare che le procedure dello smart working (home working, o lavoro a domicilio che sia) a cui le aziende e varie istituzioni sono state costrette dalla quarantena per il coronavirus, consentono di applicare sostanzialmente questi principi di efficienza e di salvaguardia del morale del personale, addirittura con qualche vantaggio rispetto ai sistemi tradizionali, in aggiunta ai benefici della generale riduzione dei costi, del traffico e degli incidenti, dell’inquinamento, dello spreco di cibo, della ludopatia e dei furti e all’impulso che impartirà alla tecnologia telematica e all’aggiornamento organizzativo del lavoro. In effetti, nel lavoro a domicilio:

1 l’ambiente di lavoro è familiare, accogliente per antonomasia, e può essere organizzato per il proprio comfort e per le proprie preferenze; 

2 si possono praticare le abitudini, gli orari, la libertà di vestirsi in tuta o vestaglia, di utilizzare la cyclette o i propri attrezzi ginnici e di gestire il proprio tempo, realizzando condizioni di lavoro spesso vicine a quelle ideali; 

3 le relazioni umane si devono e si possono oggi mantenere da casa, con i conviventi e mediante strumenti elettronici di socializzazione (telefono, Skype, smartphone, Internet) che suppliscono in buona parte alla mancanza della presenza fisica;

4 le distanze del telelavoro riducono anche gli aspetti negativi dei rapporti interni all’azienda e rendono più facile evitare gli attriti, le gelosie, ecc.; 

5 le aziende dovranno adottare nuovi strumenti di feedback adeguati, per il controllo dei risultati, ma anche per condividere col personale i piccoli e grandi successi. Stando a casa si possono commisurare meglio i tempi di approfondimento dei problemi e di aggiornamento professionale ai propri ritmi, senza dover giustificare l’apparente inattività o la lentezza dei risultati;

6 la protezione psicologica della propria casa rende le persone più aperte e, senza la soggezione della presenza fisica dei superiori, più disposte a superare l’orgoglio e la timidezza, ammettendo ed elaborando costruttivamente gli errori;

7 gli atti di gentilezza possono tradursi nell’interessamento per via telematica ma personale alle condizioni di salute, anche dei famigliari, da parte di dirigenti e colleghi, nell’invio di prodotti e doni per via postale, nell’aiuto per commissioni o adempimenti.

 

Concretamente, sono già stati rilevati aumenti di rendimento in moltissimi settori che hanno potuto praticare l’home working. Insomma, anche i problemi generati dalla calamità della pandemia da Covid19 possono aprire, come spesso è accaduto in passato e sia pure a carissimo prezzo, qualche nuova opportunità di crescita e, perfino, di felicità, forse non solo nel campo del lavoro.

1  https://www.centodieci.it/2018/09/felicita-sul-lavoro-5-strategie-per-coltivarla/  13 dicembre 2018.

Foto di Adeolu Eletu da unsplash.com