Il mondo degli anziani tra cambiamenti e quarantena.

Articolo di Maria Maddalena Ferrari e Michele Perillo

 

Il mondo invecchia, col risultato che le malattie geriatriche diventano ogni giorno un costo maggiore, sia in termini economici che sociali. 

Tra queste, una delle patologie più diffuse ed insidiose è la depressione che, oltre ad avere un profondo effetto negativo sulla qualità della vita, è anche associata ad un maggior rischio di mortalità da suicidio e peggiora la prognosi per varie malattie come il diabete, l’ischemia cardiaca e altri problemi vascolari, il cancro, il morbo di Alzheimer, l’abuso di sostanze.

Il suo impatto sulla terza età è particolarmente devastante poiché spesso non viene diagnosticata o non adeguatamente trattata. 

Finora infatti molto è stato scritto riguardo la depressione del giovane adulto ma solo recentemente si è approfondito il ruolo specifico dell’invecchiamento sul cervello, le conseguenze fisiologiche e comportamentali di una depressione ricorrente e il suo impatto su altri disturbi comuni nella terza età.

Nel 2004 l’importante testo “Late-Life depression assegna la giusta rilevanza all’aspetto epidemiologico (diffusione, incidenza, distribuzione, prognosi, ecc..), al peso sociale ed economico della depressione senile sulla società e sugli individui, alla fenomenologia dei disturbi unipolari e bipolari, ai loro decorsi e ai diversi trattamenti indicati, da affrontare non più soltanto come un “disturbo psichiatrico” ma come un disagio serio e diffuso che deve essere oggetto di attenzione per tutti coloro che hanno pazienti con un’età superiore ai 60 anni. Una delle concause della depressione senile è connessa alla sfera sessuale: nelle popolazioni primitive, l’evoluzione aveva generato la disapprovazione per l’attività sessuale dei membri anziani, perché hanno ridotta capacità riproduttiva (numero potenziale e salute dei figli generabili) e prevedibilmente scarsa possibilità di assicurare nutrizione e protezione alla prole (salvo che per i membri ricchi e potenti, che perciò conservavano e conservano un certo sexappeal). Ancora in molte culture contemporanee è rimasto un istintivo disgusto nei confronti dell’attività sessuale dei vecchi, considerata disdicevole se la praticano tra loro ma ripugnante se coinvolge partner giovani. A questa censura sociale si aggiungono le difficoltà fisiologiche (frigidità, disfunzione erettile) che – specialmente se si associano al perdurare del desiderio – possono aumentare negli anziani il senso di frustrazione e generare o aggravare la depressione. Un ulteriore potenziale fattore di depressione sono naturalmente le condizioni di isolamento che la quarantena contro il Covid19 sta imponendo attualmente soprattutto agli anziani, spesso deprivati del conforto dei famigliari e degli amici, costretti ad attività noiose e ripetitive, alleviate soltanto dal contatto con gli animali di casa (se ci sono) e dal (provvidenziale) diversivo della televisione e del telefono, quando non c’è possibilità di conversazione almeno a distanza coi vicini.

La depressione senile deve quindi essere analizzata da un punto di vista psicobiologico (valutazione neuroendocrinologica e neuropsicologica, verifica del quadro vascolare, ricerca di anomalie cerebrali funzionali e strutturali, ecc.) e psicoterapeutico, prima di ricorrere, all’occorrenza, a farmaci antidepressivi, stimolanti, antipsicotici, ecc.

1 Steven P. ROOSE e Harold A. SACKEIM, Late- Life Depression, Oxford UniversityPress, New York 2004, http://www.oup.com .

 

Foto di Adeolu Eletu da unsplash.com