Una delle eredità del CoronaVirus: il Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD).

Articolo di Maria Maddalena Ferrari e Michele Perillo

 

 

Per fronteggiare la diffusione del Covid-19, in tutto il pianeta si stabiliscono obblighi di quarantena e si impongono drastiche regole di distanziamento sociale. Il mondo va in rete e pratica il telelavoro e la teledidattica. I banchi delle chiese sono vuoti la domenica, come i parchi, i campi sportivi, i ristoranti e le stazioni dei treni. I soggetti contagiati o a grave rischio vengono ricoverati nei reparti infettivi degli ospedali o posti in quarantena. Il distanziamento sociale è il provvedimento più efficace per rallentare la diffusione, ridurre i numeri dei contagiati e vincere alla fine la guerra al virus. Benché la separazione fisica sia necessaria, ci possono essere ripercussioni per chi viene isolato (specialmente se è affetto dalla malattia e ne prova i sintomi e le paure), per chi subisce la separazione dai figli, parenti e partner, o lutti inattesi senza possibilità di assistenza e di commiato, della percezione di pericolo, dell’incertezza, del disagio fisico, degli effetti collaterali delle medicazioni/cure, della paura di trasmettere il virus ad altri, dell’assillante pressione negativa dei media, i pazienti infettati possono provare solitudine o tensioni per forzata convivenza, rabbia, ansia, depressione, insonnia, pensieri suicidi e presentare i sintomi di stress post traumatico. Possono aggravare il quadro carenza di endorfine e di ossigeno in circolazione, causata dalla mancanza di moto, insufficiente esposizione ai raggi solari, passatempi nuovi non graditi, lavori inutili e futili, dopo i primi tempi, disordini alimentari. Queste conseguenze devono essere oggetto d’attenzione e, spesso, di terapia poiché, secondo il rapporto di ricerca pubblicato sulla rivista Psychological Medicine il 27 di marzo 2020, il malessere da stress post traumatico in Cina è diffuso nella maggioranza dei sopravvissuti al Covid-19. Nella zona di Wuhan, su 714 pazienti adulti dimessi dall’ospedale più del 50% presentava sintomi significativi del disagio. Oltre il 96% delle persone uscite dalla quarantena mostravano qualche sintomo di stress. Come sostiene il dottor Jamie ATEN, c’è una diffusa necessità di interventi di terapia psicologica per i sopravvissuti al virus. La ricerca dimostra che un significativo numero di pazienti ha sofferto di stress prima di essere dimesso dalla quarantena: ciò significa che il ciclo di cure non deve interrompersi quando il paziente esce dall’isolamento, per aiutarlo ad affrontare una nuova crisi di riadattamento alle condizioni di vita “normali” e le altre pressioni che potrebbero contribuire ad aggravare i sintomi, come l’invadenza dei media e l’ostilità/diffidenza sociale. Ci possono essere implicazioni anche per i non-pazienti in isolamento sociale. è importante che rimangano in contatto con gli altri anche se fisicamente separati. Messaggi, telefonate e videochiamate sono strumenti utili. Possiamo anche dover rimanere fisicamente lontani, ma dobbiamo restare socialmente uniti e sollecitare i contatti e la solidarietà con gli “altri”. Intanto, di fronte alla peculiarità delle condizioni di quarantena, che per certi aspetti richiamano quelle della detenzione in carcere, si apre per sociologi, clinici e psicologi un fertile campo di investigazione sul ruolo e l’efficacia dei vari “passatempo”, quali le pratiche religiose, i lavori domestici, la cura della persona, il giardinaggio, la custodia di animali e  il riordino dei ricordi (foto, diari, ecc.), la lettura e lo studio, la TV, l’affollamento delle vignette e dei video umoristici, i giochi di società e di competizione (scacchi, dama, carte) o i videogiochi, quando praticabili, anche per via telematica. Una serie di problemi da approfondire riguarda poi la condizione dei bambini, “sequestrati” al chiuso delle abitazioni e spesso senza compagnia di coetanei, alla ricerca di quali misure, svaghi e impegni possano alleviarne lo stress.

Bo, H., Li, W., Yang, Y., Wang, Y., Zhang, Q., Cheung, T., . . . Xiang, Y. (n.d.). Posttraumatic stress symptoms and attitude toward crisis mental health services among clinically stable patients with COVID-19 in China. Psychological Medicine, 1-7. doi:10.1017/S0033291720000999.

Per accertare il livello di gravità dei sintomi di stress post traumatico venne utilizzata una check list di 17 voci elaborata da Weathers, Litz, Herman, Huska e Keane nel 1933, che rilevò che (X.-Y. Yang, Yang, Liu, & Yang, 2007).

Jamie Aten, Ph.D. fondatore e direttore dell’Humanitarian Disaster Institute al College di Wheaton (USA). https://www-psychologytoday-com.cdn.ampproject.org/c/s/www.psychologytoday.com/ca/blog/hope-resilience/202004/are-covid-19-patients-risk-ptsd?amp








 

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