Raggiungere un obiettivo è questione di metodo

Il nostro metodo

La psicoterapia ha luogo là dove si sovrappongono due aree di gioco, quella del paziente e quella del terapeuta. La psicoterapia ha a che fare con due persone che giocano insieme. Il corollario di ciò è che quando il gioco non è possibile, allora il lavoro svolto dal terapeuta ha come fine di portare il paziente da uno stato in cui non è capace di giocare a uno stato in cui ne è capace.

(D. Winnicott)

Terapia Cognitivo Comportamentale

La terapia cognitivo comportamentale (Cognitive-Behaviour Therapy, CBT) è attualmente uno dei modelli terapeutici più affidabili ed efficaci. Questo approccio aiuta ​i pazienti ad individuare gli schemi disfunzionali di ragionamento e ...

EMDR

E.​M.D.R. è un acronimo che significa ​Eyes Movement Desenstation Reprocessing (desensibilizzazione e rielaborazione attraverso movimenti oculari) ​è un metodo psicoterapico strutturato e molto efficace nel trattamento dei traumi ...

Outdoor Therapy

L'​Outdoor Theraphy® ​è un approccio alternativo alla psicoterapia tradizionale che utilizza creativamente la natura, considerando l‘​ambiente come un partner​ del processo di cura in grado di ​potenziare e accelerare​ la guarigione e il benessere ...

Biofeedback

Il termine Biofeedback (ovvero “informazione biologica di ritorno” o “retroazione biologica”) indica un insieme di tecniche atte a fornire al soggetto informazioni sui processi fisiologici del proprio organismo fornite da sensori e transduttori ...

“Vivere è imparare” (Konrad Lorenz)

Corsi, seminari e supervisioni

Presso la nostra sede svolgiamo corsi e seminari che affrontano tematiche rivolte a Psicologi, Psicoterapeuti, laureati, laureandi e specializzandi  e corsi per coloro che pur non appartenendo al settore sono interessati ai temi che di volta in volta proporremo.

Attività

Cosa facciamo

“Non permettere alle tue ferite di trasformarti in quello che non sei” (cit. Paulo Coelho).

Notizie dal nostro mondo

In questa sezione troverai articoli aggiornati, post ed eventi a cui partecipare.

Elaborazione del lutto e Covid19

Tutte le culture umane hanno adottato e praticano qualche forma di commiato ai consimili morti e varie forme di culto tendono a rinviare e prolungare l’addio, nella convinzione di mantenere qualche forma di contatto con il defunto o addirittura nella speranza di poterlo ritrovare vivo in un’altra dimensione.
Anche molti animali, come i delfini e le scimmie, ma non solo loro (“anche gli elefanti piangono”, scrive l’etologo Wan de Waals), mantengono il contatto col conspecifico ferito, malato o morto, difendendolo dai predatori, tentando di nutrirlo e stimolandolo ad una, anche quando impossibile, ripresa. Anche per loro, si tratta di comportamenti consolidati con l’evoluzione, grazie al loro valore protettivo, poiché qualche individuo svantaggiato può riuscire ugualmente a salvarsi con l’aiuto dei congiunti e i predatori vengono dissuasi dall’uso di predare queste scomode specie sociali.

La solitudine

I membri delle specie animali possono vivere solitari (magari eccetto che per il breve periodo della riproduzione, come gli orsi o le tigri) oppure aggregarsi in comunità più o meno numerose e più o meno organizzate. Gli animali solitari hanno meno concorrenti tra i conspecifici, ma le specie sociali godono di altri vantaggi come la protezione reciproca e una maggior efficacia predatoria, sviluppano inoltre una maggiore intelligenza necessaria per gestire la complessità dei rapporti sociali (coordinamento/cooperazione, sistema di riconoscimento individuale, linguaggi). In cambio, perdono però indipendenza e autosufficienza e sviluppano un senso di appartenenza che diventa bisogno della vicinanza e delle interazioni con i membri del branco e i consimili

Due cuori e una capanna

Molti animali costruiscono o eleggono un luogo che funga da ricovero, che dia protezione dal pericolo e vantaggio nei confronti dell’aggressore.
Si tratta di un comportamento così diffuso che, per esempio, perfino il toro nello spazio aperto dell’arena della corrida individua un’area preferita, benché priva di particolari protezioni – quella che Hemingway chiamava querencia – nella quale si sente più sicuro e nella quale è più pericoloso per il torero affrontarlo, perché è restio ad abbandonarla e tenta di combattere “da fermo” e non a lanciarsi nelle prevedibili cariche scriteriate che il matador è così bravo ad eludere.